Spesso si parla dell’importanza del linguaggio disciplinare in Matematica, non meno che nelle altre discipline. Quasi sempre, un certo livello di padronanza di tale linguaggio è un obiettivo che viene inserito nelle programmazioni didattiche. Molto raramente, però, il docente riesce a ideare degli strumenti efficaci per valutare il raggiungimento di tale obiettivo: forse troppo spesso ci si affida a valutazioni informali fatte sulla base di classiche interrogazioni alla lavagna. Certamente questo può essere un buon strumento, ma non sarebbe male integrarlo con altri più “sistematici” ed oggettivi.
Ad esempio, può essere utile a tale scopo richiedere agli alunni, nei “test per l’orale” – che quasi tutti gli insegnanti utilizzano per la propria valutazione – definizioni già proposte in classe, o, meglio ancora, definizioni che non sono state esplicitamente fornite dal docente, ma che gli alunni possono provare a formulare vista la contiguità concettuale con altre già proposte. Spesso però, soprattutto nel primo dei due casi, si ha la sensazione che gli alunni trascrivano sul foglio espressioni verbali imparate a memoria, delle quali hanno capito poco o niente.
In una recente verifica (un test per l’orale), ho inserito un esercizio di completamento di un brano, tratto da un testo di matematica per il triennio degli indirizzi sperimentali. Il brano è quello proposto nell’immagine qui di fianco; il testo dell’intera verifica, per una più agevole lettura, lo potete trovare qui.
Immaginavo che l’esercizio avrebbe spiazzato gli alunni, ma non credevo che avrebbero incontrato difficoltà come quelle che ho avuto modo di riscontrare nella correzione della prova. I completamenti degli spazi lasciati bianchi sono stati i più vari e, direi, imprevedibili. Nell’ordine, dal “meno grave” al “più grave”, gli errori si sono più o meno disposti lungo questa scala:
- Inesattezze e piccole imprecisioni di linguaggio
- Utilizzo di termini “matematicamente errati” rispetto allo spazio da riempire
- Utilizzo di termini che rendevano le frasi prive di senso in italiano
Non propongo qua un “campionario” di quello che gli studenti hanno scritto, ma suggerisco ai colleghi insegnanti di sottoporre prove simili ai propri studenti: purtroppo, sono quasi sicuro che rimarrete negativamente impressionati!
Con ciò, non voglio limitarmi ad una “denuncia” dello stato di cose e ad una rinuncia ad ogni tentativo di superarlo! Anzi, credo proprio che proporre esercizi di questo tipo sia un modo efficace per lavorare in maniera più oggettiva, concreta e misurabile su una delle questioni che per me, da sempre, è tra le più centrali nell’insegnamento della matematica: quella del linguaggio disciplinare (o dei linguaggi, in senso lato).
Fatemi sapere cosa ne pensate e, se volete, potete condividere le vostre verifiche su questo tema (potete mandarmi una mail e le pubblicherò sul blog).